Il titolo dell'intervento, volutamente “provocatorio”, è nato dalla necessità di fornire alcune precisazioni rispetto a questo delicata fase della vita dei nostri figli, che sempre più spesso noi genitori affidiamo alle “ cure” degli specialisti.
L’adolescenza, dal latino “adolescere” che significa “crescere”, è la fase della vita durante la quale l’individuo conquista le abilità e le competenze necessarie ad assumersi le responsabilità relative al futuro stato di adulto.
Questo periodo di transizione dallo stato di bambino a quello di giovane adulto, prevede una costante evoluzione e continue trasformazioni che spesso, dall’esterno, vengono scambiate per volubilità, instabilità, squilibrio.
A volte questi aspetti possono essere interpretati erroneamente come elementi patologici ma di fatto il tasso di incidenza dei disturbi psichici negli adolescenti riguarda una percentuale pari al 17%, un valore relativamente basso, soprattutto se confrontato col tasso di incidenza dei disturbi psichici nella popolazione adulta pari al 38% .
Nel corso dell'adolescenza gli interrogativi e i dubbi su di sè, le trasformazioni del proprio corpo, i conflitti con i genitori rappresentano dei momenti di passaggio che non costituiscono necessariamente una patologia, almeno non sempre, anzi potremmo considerarli del tutto fisiologici, nell'ambito di un difficile processo di attribuzione di senso che l'adolescente deve compiere per capire che cosa sta accadendo nel suo mondo interiore e nella sua vita di relazione.
E' necessario, quindi, che gli adulti imparino a tollerare questo difficile “equilibrio instabile”, tipico della adolescenza, con la giusta attenzione ma senza averne paura e , soprattutto, che aiutino i propri i ragazzi ad imparare ad ascoltare sé stessi, a codificare il loro universo emozionale e a comprendere le potenzialità del loro essere.
Uno dei compiti fondamentali dell'educare , in fondo, è proprio questo: aiutare i figli a capire chi sono, a migliorare i processi di consapevolezza, secondo i principi propri della “ars maieutica” di socratica memoria.
Le scelte relative al proprio futuro diventeranno per i nostri figli più semplici e naturali di quanto si possa immaginare, e lo stesso “equilibrio instabile” diverrà, nel tempo, un lontano ricordo, anche senza l'aiuto di uno specialista del campo, necessario solo laddove si percepiscano oggettivi e preoccupanti sintomi di un disagio esistenziale.
Cristiano Ceccarelli
L’adolescenza, dal latino “adolescere” che significa “crescere”, è la fase della vita durante la quale l’individuo conquista le abilità e le competenze necessarie ad assumersi le responsabilità relative al futuro stato di adulto.
Questo periodo di transizione dallo stato di bambino a quello di giovane adulto, prevede una costante evoluzione e continue trasformazioni che spesso, dall’esterno, vengono scambiate per volubilità, instabilità, squilibrio.
A volte questi aspetti possono essere interpretati erroneamente come elementi patologici ma di fatto il tasso di incidenza dei disturbi psichici negli adolescenti riguarda una percentuale pari al 17%, un valore relativamente basso, soprattutto se confrontato col tasso di incidenza dei disturbi psichici nella popolazione adulta pari al 38% .
Nel corso dell'adolescenza gli interrogativi e i dubbi su di sè, le trasformazioni del proprio corpo, i conflitti con i genitori rappresentano dei momenti di passaggio che non costituiscono necessariamente una patologia, almeno non sempre, anzi potremmo considerarli del tutto fisiologici, nell'ambito di un difficile processo di attribuzione di senso che l'adolescente deve compiere per capire che cosa sta accadendo nel suo mondo interiore e nella sua vita di relazione.
E' necessario, quindi, che gli adulti imparino a tollerare questo difficile “equilibrio instabile”, tipico della adolescenza, con la giusta attenzione ma senza averne paura e , soprattutto, che aiutino i propri i ragazzi ad imparare ad ascoltare sé stessi, a codificare il loro universo emozionale e a comprendere le potenzialità del loro essere.
Uno dei compiti fondamentali dell'educare , in fondo, è proprio questo: aiutare i figli a capire chi sono, a migliorare i processi di consapevolezza, secondo i principi propri della “ars maieutica” di socratica memoria.
Le scelte relative al proprio futuro diventeranno per i nostri figli più semplici e naturali di quanto si possa immaginare, e lo stesso “equilibrio instabile” diverrà, nel tempo, un lontano ricordo, anche senza l'aiuto di uno specialista del campo, necessario solo laddove si percepiscano oggettivi e preoccupanti sintomi di un disagio esistenziale.
Cristiano Ceccarelli