Faccio parte di una folta e sempre più numerosa schiera di genitori che ormai da qualche tempo, al mattino, si appresta a leggere la cronaca locale del Vostro giornale con una certa apprensione: ....e questa volta che sarà successo di nuovo, quanti altri ragazzi coinvolti in furti o rapine, quanti altri episodi di violenza, quante altre storie di droga finite male ? Insomma, che sta succedendo nelle nostre strade, nei locali, nei luoghi di ritrovo giovanile, la sera o la notte mentre noi adulti proviamo a dormire ? Ho spesso la fortuna di incontrarli, questi ragazzi “devianti”, nel mio lavoro di psicoterapeuta, che mi concede uno straordinario privilegio: poter accedere ad aspetti della loro vita e del loro mondo interiore per lo più inaccessibili alla maggior parte dei genitori. E mi convinco sempre di più che, sebbene il disagio giovanile tragga le sue origini da molteplici fattori, uno fra tutti, quello che più direttamente mi impressiona e coinvolge, come padre e come terapeuta, e il constatare l'assoluta incapacità da parte di questi ragazzi di provare dei desideri. Il desiderio nasce quando si avverte la mancanza di qualcosa; l'etimologia latina del nome è certamente più incisiva di qualsiasi altra spiegazione: ” de-sideris “, ovvero un cielo privo di stelle, con il conseguente senso di vuoto che ne deriverebbe ed il forte desiderio che tutto torni come prima. Se non si sperimenta una mancanza non si può imparare a desiderare, ed è questo che traspare dalle vite dei nostri ragazzi: vuote e noiose, in cui le motivazioni e i progetti non si attivano in quanto le assenze e le mancanze sono state attentamente riempite e colmate da noi genitori: del resto il motorino ( o la macchina usata) ce l'hanno tutti i suoi amici, così come il cellulare, i soldi per il week end, quelli per il campeggio estivo e per il viaggio a Capodanno....può mio figlio essere da meno, può mio figlio soffrire per questa mancanza, come capitò a me alla sua età, ma io sono diventato genitore per fare meglio di mio padre, che per il primo motorino mi disse di arrangiarmi ( e così fu, qualche lavoretto per i vicini di casa, qualche soldo risparmiato ma alla fine ce la feci....)
“... Ma dimmi tu nella vita ce l'hai un desiderio ?...” A questa domanda i ragazzi che ho avuto modo di seguire reagiscono in maniera scomposta, contrariati, quasi si trattasse di una provocazione, nel migliore dei casi ti rispondono con un : “non lo so, in realtà è la prima volta che qualcuno mi fa questa domanda, non ci avevo mai pensato prima....” . Se non impariamo come genitori a lasciare che i nostri ragazzi percepiscano una mancanza, evitando di accontentarli se non subito, poco dopo, o al massimo a Natale quando arriva la tredicesima, priveremo i nostri figli di un elemento fondamentale per la loro crescita: la capacità di desiderare qualcosa e quindi la motivazione all'impegno ed alla fatica, funzionali al raggiungimento di un obiettivo, con il conseguente rischio che nella loro vita subentri la noia, la routine, il tentativo di riempire questo vuoto esistenziale con la trasgressione e l'eccesso, con la droga e la violenza. Potremo aiutare i nostri figli a crescere meglio, quando impareremo come genitori a tollerare la sofferenza che essi manifesteranno quando li lasceremo da soli a guardare il “cielo privo di stelle”, probabilmente ci sentiremo egoisti ed insensibili, forse anche “cattivi” come abbiamo spesso pensato dei nostri padri.... ma da soli e senza le stelle, è probabile che i nostri ragazzi impareranno a dare un senso alla loro vita, dovendosi confrontare con un mondo che non è esattamente come loro vorrebbero e forse, a quel punto, riusciranno anche ad impegnarsi per farlo tornare come prima, o semplicemente diverso, senza sentire più la noia e la routine di una vita priva di obiettivi e di desideri e dalla quale sembra abbiano avuto già tutto.
Cristiano Ceccarelli
Medico Psicoterapeuta
“... Ma dimmi tu nella vita ce l'hai un desiderio ?...” A questa domanda i ragazzi che ho avuto modo di seguire reagiscono in maniera scomposta, contrariati, quasi si trattasse di una provocazione, nel migliore dei casi ti rispondono con un : “non lo so, in realtà è la prima volta che qualcuno mi fa questa domanda, non ci avevo mai pensato prima....” . Se non impariamo come genitori a lasciare che i nostri ragazzi percepiscano una mancanza, evitando di accontentarli se non subito, poco dopo, o al massimo a Natale quando arriva la tredicesima, priveremo i nostri figli di un elemento fondamentale per la loro crescita: la capacità di desiderare qualcosa e quindi la motivazione all'impegno ed alla fatica, funzionali al raggiungimento di un obiettivo, con il conseguente rischio che nella loro vita subentri la noia, la routine, il tentativo di riempire questo vuoto esistenziale con la trasgressione e l'eccesso, con la droga e la violenza. Potremo aiutare i nostri figli a crescere meglio, quando impareremo come genitori a tollerare la sofferenza che essi manifesteranno quando li lasceremo da soli a guardare il “cielo privo di stelle”, probabilmente ci sentiremo egoisti ed insensibili, forse anche “cattivi” come abbiamo spesso pensato dei nostri padri.... ma da soli e senza le stelle, è probabile che i nostri ragazzi impareranno a dare un senso alla loro vita, dovendosi confrontare con un mondo che non è esattamente come loro vorrebbero e forse, a quel punto, riusciranno anche ad impegnarsi per farlo tornare come prima, o semplicemente diverso, senza sentire più la noia e la routine di una vita priva di obiettivi e di desideri e dalla quale sembra abbiano avuto già tutto.
Cristiano Ceccarelli
Medico Psicoterapeuta